Le circoscrizioni amministrative nei secoli XVI - XVIII
Le ville, i popoli e i sobborghi, insomma le antiche circoscrizioni amministrative, erano governate da un proprio sindaco, rettore o sopra console, normalmente scelto tra i residenti ed eletto dall'assemblea del popolo (maschile). I suoi compiti "investivano tutta la vita del popolo all'interno e nei rapporti con l'esterno". Il sindaco dunque si occupava della ripartizione delle imposizioni fiscali, "del mantenimento dell'ordine e della polizia rurale" ed era il diretto interlocutore dello stato per le vicende domestiche e non. Rettori, sindaci e camerlenghi (cui erano deputati i bilanci e la cassa), gestivano le dotazioni patrimoniali e percepivano le imposte dalla propria circoscrizione per versarle ai camerlenghi delle comunità o leghe entro i quali essi erano raggruppati.
Il popolo non era solo una unità amministrativo-fiscale ma in un certo senso esso rappresentava una sorta di aggregazione socioeconomica che poteva godere di una certa autonomia politica. R. Piattoli ad esempio ha messo in luce come ogni popolo, oltre alla parrocchia, spesso disponesse di un mulino e dunque gestisse quantomeno un tratto dei canali di derivazione e sfruttamento delle acque, le gore. La comunità locale, oltre a redigere i propri statuti, rimaneva al contempo responsabile della viabilità all'interno dei propri confini, aveva il proprio luogo di culto, sgodeva di festività relazionate al santo patrono, altrettanto spesso, in particolare in quelle aree a specifica vocazione e tradizione manifatturiera, poteva sviluppare fenomeni "xenofobici". Queste prerogative vengono a modellare qualcosa di simile ad una struttura socioeconomica autosufficiente.